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Insufflaggio: vantaggi e svantaggi di isolare in intercapedine

2/12/2013

91 Commenti

 
Numerosi edifici esistenti, realizzati tra gli anni ’50 e i nostri giorni, presentano una comune tipologia costruttiva, caratterizzata da murature perimetrali realizzate con una doppia fila di mattoni separati da un’intercapedine d’aria. Sovente tale intercapedine è priva di isolamento o risulta debolmente isolata, con pannelli in fibra di vetro o, nel caso di costruzioni più recenti, con pannelli in polistirene.

Insufflaggio

Fra gli interventi di miglioramento energetico, da qualche tempo si è diffuso l’insufflaggio, ovvero l’isolamento delle intercapedini perimetrali con l’iniezione di materiali isolanti sfusi al loro interno. L’intervento prevede, nella sua fase preliminare,  la sigillatura di eventuali fori (fra i cassonetti ospitanti le avvolgibili e l’intercapedine stessa) e   successivamente l’insufflaggio del materiale isolante attraverso fori praticati nel muro, a una distanza di circa un metro l’uno dall'altro e a circa 30-40 cm dal solaio superiore.
L’intervento può essere eseguito operando sia internamente che esternamente: il risultato è tecnicamente analogo, ma ognuna delle due prassi presenta pregi e difetti; ad esempio il lavorare dall’interno evita l’uso di ponteggi e salvaguarda le facciate dai fori (si pensi alle murature in paramano o con intonaci difficilmente riproducibili); d’altro canto si dà vita a un cantiere piuttosto invasivo poiché interesserà tutti i locali!
Da un punto di vista energetico l’ insufflaggio può comportare anche considerevoli risparmi economici, soprattutto se abbinato ad altri interventi, quali l’isolamento del sottotetto o la sostituzione di vecchi infissi. Non è però possibile quantificare il tempo di ritorno dell’investimento e il risparmio annuale, se non attraverso una diagnosi energetica eseguita preventivamente sul fabbricato in esame.

Detrazioni fiscali

L’intervento può rientrare fra quelli soggetti alla detrazione fiscale del 65%, a patto che si raggiungano valori di isolamento tali da soddisfare i requisiti minimi richiesti: a tal proposito vengono in aiuto le intercapedini aventi maggiore spessore, che possono ospitare quindi maggiori quantità di isolante, oppure la scelta di materiali particolarmente prestanti dal punto di vista dell’isolamento. E’ bene perciò richiedere preventivamente ad un tecnico una valutazione dell’intervento; si tratta di analisi semplici e che richiedono brevi tempi di svolgimento.

Materiali

Possono essere insufflati diversi tipi di isolanti sfusi: i più noti sono la cellulosa, ricavata dalla carta di giornale e l’ EPS bianco in granuli (polisiterne), ma si possono anche insufflare materiali isolanti di origine minerale, come la perlite, l’argilla espansa, la fibra di vetro in noduli.
Ognuno di questi materiali ha pregi e difetti: variano le capacità isolanti, i costi, la stabilità nel tempo e l’ impatto sull’ ambiente, a seconda della materia prima e dei processi produttivi richiesti.
Lasciamo l’analisi dei materiali isolanti a successive trattazioni.
No alle improvvisazioni

Il grande vantaggio dell’insufflaggio è indubbiamente rappresentato dal costo contenuto rispetto ad un isolamento esterno (cappotto), ma porta con sè alcune problematiche di non poco conto.
A differenza dell’isolamento esterno, l’isolamento in intercapedine può accentuare o addirittura creare dei ponti termici che prima non erano presenti nella costruzione.  Isolando nelle intercapedini, creiamo di fatto una discontinuità all’ interno della parete, dove avremo parti fortemente isolate affiancate a porzioni di muratura per nulla o debolmente protette: tali punti (pilastri perimetrali, sottofinestre, cassonetti, solette intermedie) divengono dei ponti termici, ovvero delle aree dove il calore e l’umidità interna si “concentrano” per uscire verso l’esterno. Il problema dei ponti termici è che, purtroppo, da molti vengono visti in termini di superficie: “è solo un pilastro sull’intero muro, cosa sarà mai?!”  
In realtà il comportamento è analogo a quello dell’acqua in un secchio che presenta un  foro: il secchio perde proprio di lì e più piccolo è il foro, maggiore è la pressione dell’acqua che esce!
Inoltre, come si vede dalla figura 1, se alla superficie del muro sottraiamo tutte le superfici non tecnicamente isolabili, l’area isolata viene pesantemente ridotta; ciò non rende vano l’intervento, ma ne riduce i risultati.
I ponti termici non significano solo dispersioni, ma anche superfici fredde all’interno dell’edificio: lì l' umidità presente nella stanza può condensare (così come avveniva con i vetri singoli degli infissi); pur non verificandosi evidenti fenomeni di condensa, si possono generare fenomeni di muffa; come accade nei bagni di molte case, anche se poco isolate.
Tali fenomeni possono comparire più spesso a seguito degli insufflaggi: sulle superfici dei pilastri, nelle sottofinestre o sulle spalline delle finestre.
Trattandosi però di situazioni prevedibili e calcolabili prima dell’intervento attraverso semplici simulazioni, normalmente si evita la formazione di muffe raggiungendo temperature superficiali – in presenza dei ponti termici - superiori ai 17°C. (figura 2).
Per ovviare a queste spiacevoli situazioni, è bene arieggiare maggiormente l’edificio isolato ed evitare eccessivi carichi di umidità interna (es. asciugatura dei panni). Qualora l’areazione manuale sia di difficile gestione, si può ricorrere alla ventilazione meccanica controllata, che però comporta costi aggiuntivi.

Un’ultima attenzione deve essere posta in fase di sopralluogo: molte intercapedini sono “intasate” dal materiale isolante - posato ai tempi della costruzione-  che si è mosso oppure, caso peggiore, da materiale di cantiere che negli anni passati si aveva l’abitudine di gettare in intercapedine. Non escludiamo, specie per interventi di una certa entità, un’analisi dell’intercapedine attraverso una micro-camera o con una meno invasiva termografia.  In presenza di questi ostacoli, è fondamentale ricorrere a materiali isolanti molto scorrevoli che possono introdursi in modo omogeneo senza creare dei “tappi” nella struttura.

Conclusioni

Questa tecnica di isolamento ha un buon rapporto costi/benefici; non è risolutiva quanto l’isolamento esterno (cappotto) sia in termini di risparmio energetico, sia in termini di comfort (si avranno infatti superfici con diverse temperature, fattore avvertibile con disagio da chi vi abita); necessità di  attenzioni semplici, ma fondamentali durante l’intervento e ad opera eseguita.


Come operare
  1. Richiedere un sopralluogo da parte di un professionista per:
-          valutare la bontà e l’effettiva priorità dell’intervento di insufflaggio - diagnosi energetica -
-          considerare la possibilità di accedere alle detrazioni fiscali del 65%
-          scegliere il materiale isolante idoneo.

  1. Informarsi presso l’ufficio tecnico comunale sulla pratica edilizia da presentare (normalmente una Comunicazione Inizio Attività Asseverata a cura di un tecnico della DGR 46 - 11968)
  2. Richiedere i preventivi alle imprese specializzate, sulla base delle indicazioni fornite dal professionista attraverso un  breve capitolato.
  3. Se l’intervento rientra nelle detrazioni fiscali del 65%, alla fine dei lavori richiedere al professionista abilitato la redazione dell’ Attestato di Certificazione Energetica.
  4. Se si ha diritto alle detrazioni fiscali del 55% il tecnico incaricato deve provvedere all’invio on-line all’ENEA della pratica, mentre il proprietario dovrà adempiere ai pagamenti tramite appositi bonifici (si ricorda che sono detraibili anche le spese professionali).
punti deboli dell'insufflaggio
Ponti termici nei lavori di insufflaggio
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architetto Stefano BRUNO - Consulente CasaClima
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    arch. Stefano BRUNO

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